martedì 13 novembre 2007

Gabriele Sandri: Imperizia nell’uso delle armi o omicidio volontario?

La morte di Gabriele Sandri, ucciso da un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola d’ordinanza di un agente della Polizia Stradale, è sicuramente un episodio increscioso su cui si dovrà fare piena luce, individuando con precisione le responsabilità soggettive di chi ne è stato causa.
La dinamica dell'episodio non è ancora stata delineata nei suoi particolari; tuttavia, ecco quanto finora trapelato sulla vicenda e riferito dai media, si veda ad esempio quanto riportato su La Stampa, edizione del 12 novembre 2007, articoli e foto. In base alle scarne dichiarazioni di alcuni testi oculari, sembrerebbe che il proiettile responsabile dell’uccisione del ragazzo sarebbe stato esploso da un agente della Polizia Stradale che si trovava nell’area di servizio opposta a quella dove si era verificata la rissa tra il gruppetto di tifosi della Lazio, a cui Gabriele Sandri si accompagnava, e quello antagonista dei tifosi interisti.
Il poliziotto della stradale ha dichiarato, in un primo tempo, che nella circostanza ha sparato due colpi in aria, dopo essersi accorto dei tafferugli in corso, visto il vano effetto dell’azionamento della sirena e delle luci di emergenza per cercare di sedare, in tal modo, la contesa in atto.
Successivamente, sembra correggere le dichiarazioni rese, e riferisce di aver esploso un primo colpo in aria per intimidire i contendenti, con l’intento di porre fine alla lite, e poi, mentre correva con l’arma ancora stretta in pugno (verosimilmente in direzione dell’area dove era in atto il tafferuglio) avrebbe esploso accidentalmente un altro colpo, come da egli stesso riferito.
In ogni caso, pare che i due colpi d’arma da fuoco sarebbero partiti entrambi dall’area pertinente alla stazione di servizio opposta a quella dove si erano fermate le due auto, una Mercedes con a bordo gli interisti ed una Renault Megane tra i cui occupanti vi era la vittima dell’accaduto. E’ doveroso rilevare che le due dichiarazioni del poliziotto indagato, se riportate veracemente dagli organi di stampa, mostrano un’evidente contraddizione.
La sua posizione sembra aggravarsi per la testimonianza di un’agente di commercio che si trovava sulla medesima area di servizio dal quale il poliziotto avrebbe sparato, anche questa tratta dal sito del menzionato organo d’informazione: "Ha sparato impugnando la pistola con entrambe le mani e le braccia erano tese. Non mi sembra sparasse in aria, anzi..." . La testimonianza è stata resa alla polizia, a Roma, ieri sera, quando l’uomo è rientrato nella capitale. A suffragare questa tesi esistono oggettivi elementi di giudizio sulla traiettoria seguita dal proiettile responsabile dell’esito letale in pregiudizio di Gabriele Sandri, è di assoluta evidenza che la traiettoria seguita dal secondo proiettile esploso dall’agente ha seguito una direzione quasi parallela al piano di terra, penetrando all’altezza del vetro fisso situato sulla fiancata sinistra della Megane, tra lo sportello posteriore sinistro ed il del lunotto, andando poi a colpire la parte superiore del collo della vittima, come dalla foto che segue tratta dal sito http://www.lastampa.it/.



La vettura a bordo della quale si trovava Gabriele Sandri quando fu colpito alla parte superiore del collo dal proiettile che ne provocò il decesso; il foro d’ingresso del proiettile è qui evidenziato da una freccia di colore rosso, come pure la traiettoria seguita dallo stesso, rappresentata dalla freccia tratteggiata diretta verso l'interno dell'abitacolo della vettura.

Non è dato sapere, al momento, se sia già stata espletata l’autopsia con il recupero del proiettile che ha ucciso il giovane tifoso laziale, se così fosse, e sussistendo le condizioni, si potrebbe appurare l’eventuale provenienza della pallottola ritrovata dall’arma in dotazione all’agente della Polstrada.
Le dichiarazioni del capo della polizia, in merito, sono abbastanza chiare sulla volontà delle istituzioni di pervenire ad un chiarimento della questione, e sulla netta assunzione delle responsabilità di probabili, se non inequivocabili, errori nella gestione dell’emergenza da parte del personale della pattuglia della stradale.
Un altro fattore non trascurabile è rappresentato dalla distanza di sparo. Se, come sembra, i colpi sono stati esplosi dall’area di sevizio opposta a quella dove è avvenuta la rissa, allora tale distanza potrebbe ragionevolmente porsi tra i 30 ed i 50 metri. In tali condizioni è difficile sparare contro un bersaglio fisso, usando una pistola, con la sicurezza di colpire con precisione un eventuale punto mirato, l’esito diventa ancor più aleatorio se l’oggetto mirato è in movimento.
Stando così le cose esisterebbero tutti gli estremi, quindi, per concludere che quanto verificatosi è da attribuire ad un palese e clamoroso atto d’imprudenza ed imperizia, posto in essere dall’agente della Polstrada intervenuto nell’adoperare l’arma in dotazione personale, e se volontà di colpire e uccidere vi fosse davvero stata, dovrebbe dedursi la totale incapacità, da parte dell’agente, di valutare l’esito dell’azione ed i rischi correlati.
In merito alla volontà di chiarire gli aspetti della dinamica dell’episodio non sembra esistere, al momento, alcun tentativo da parte delle Istituzioni di “confondere le acque” occultando l’evidenza dei fatti.
Il fatto, come si suole dire, si commenta da solo, da sempre le nostre Forze di Polizia lamentano una scarsezza di fondi e mezzi che si riflette anche sulla preparazione del personale; insufficiente addestramento nei poligoni di tiro, che non significa necessariamente “saper soltanto mirare e sparare bene”, ma anche imparare a maneggiare le armi d’ordinanza secondo precise norme di sicurezza, mancanza di appositi corsi di addestramento tesi a mettere gli operatori in grado di dominare, per quanto possibile, gli stati d’ansia derivanti da una situazione di stress psico-fisico, e via dicendo.
Era comunque inevitabile che l’episodio, pur tragico e degno della più ampia considerazione, anziché divenire uno spunto di riflessione sulla necessità di rieducare con fermezza una “certa tifoseria” che sconfina, più o meno puntualmente ed intenzionalmente, in modelli di comportamento proprio della criminalità, diventasse oggetto di strumentalizzazione da più parti.
Non di rado, a causa della tensione e dello stress psico-fisico, si sono verificati incidenti analoghi che hanno visto come protagonisti appartenenti alle varie forze di polizia, che solo per non aver fatto vittime tra tifosi o altra categoria di persone, ad esempio manifestanti, posti di continuo sotto i "riflettori" della "pubblica attenzione", non sono balzati alla ribalta della cronaca con il medesimo fervore, ma che hanno egualmente rappresentato una vera e propria rovina per le famiglie dei sinistrati defunti, che soffrono e piangono nel loro anonimato senza il "conforto" delle più alte cariche dello Stato italiano che sfilano in "passerella".
Sul fatto che la verità venga a galla, o meno, dipenderà solo dalle evidenze materiali che scaturiranno dagli accertamenti tecnici disposti dalla Magistratura; non vediamo, in atto, nessun elemento che possa avallare l'ipotesi di una volontà di "insabbiare" l'inchiesta da parte delle istituzioni.
Bene sarebbe stato, comunque, sospendere in toto la giornata di campionato, stante la situazione prevedibile che si è venuta a creare, anziché pensare agli interessi delle società sportive, dei diritti televisivi e del campionato di calcio, anche tenendo conto dello "scontento" che si sarebbe potuto diffondere tra tutti gli autentici e veri tifosi del calcio.
C'é da augurarsi che chi ha da pagare paghi, senza sconti per nessuno, neanche per quegli "elementi nocivi" infiltrati nel tessuto della società civile che hanno messo a ferro e fuoco interi quartieri di città, borgate, ed assaltato le caserme della Polizia.
Se realmente esiste la volontà di risolvere il problema della violenza negli stadi, che aleggia sul mondo calcistico, occorre la disponibilità di tutte le parti coinvolte nella questione, le varie società devono assolutamente isolare i tifosi, tesserati e non, dediti alla violenza, di cui, con ogni probabilità, conoscono nomi cognomi e connotati.
Non si può escludere, inoltre, che questa “tifoseria deviata” possa essere utilizzata ad hoc per esercitare una forma d’intimidazione su arbitri ed istituzioni, che potrebbero essere influenzati, nelle loro determinazioni, dalla paura di prevedibili sconvolgimenti e disordini che potrebbero nascere anche da un rigore reclamato e non concesso.Invece, questo ed altri problemi, vengono discussi e affrontati sommariamente solo quando diventano emergenza. La morte dell’ispettore della Polizia Filippo Raciti insegna. L’Italia, almeno nella parte sana di essa, si indignò. Il tema divenne l’argomento del giorno per le trasmissioni televisive che, tra lo zoom su un lato B e un altro, discutevano di modelli inglesi e non da scopiazzare. Si profilava la possibilità di un’interruzione del campionato finché gli stadi non fossero stati ristrutturati secondo precise e severe norme, finché tutto il sistema della compra-vendita dei biglietti non fosse stato ridisegnato. Solo posti a sedere, biglietti nominativi, controlli più severi, pene più severe a fare da deterrente. Insomma, una grande bolla di sapone nata già con l’infausto destino di scoppiare in breve tempo. Destino che ha fatto puntualmente sentire la sua influenza.
Non c’è molto su cui discutere. Fino a quando l’ingresso allo stadio non sarà interdetto ai “tifosi violenti”, e questi non verranno perseguiti e puniti come meritano, ogni misura di sicurezza rimarrà vana, precludendo ai veri sportivi uno spettacolo di sano e genuino agonismo.

39 commenti:

MARGY ha detto...

eccomi anche qui...

VI lascio solo questo saluto, su questo post..passo.

abbraccio.

Giovanna Alborino ha detto...

premettendo che di cose i media ne hanno dette tante, non vorrei aggiungere altro di mio non vero.
In risposta al tuo post, beh difficile addossare la colpa al poliziotto se non si sanno veramente le cose come sono andate.
A me sembra strano che dall altra corsia si riesc a colpire qualcuno, se nel caso la verita' fosse che l'agente mentre correva verso il gruppo teneva la pistola puntata, e' mancanza di esperienza da parte sua, perche'ne' si corre ne' si gioca con una pistola in mano, puo' sempre uscire un colpo.
Credo che comunque siano andate le cose, sara' stato un incidente, e secondo la legge (non quella italiana, perche' non esistono leggi qui), anche l'agente dovrebbe pagare per l'errore commesso.
Parlando poi degli atti vandalici commessi dagli ultras, se sono riusciti a fare quel poco alle stazioni di polizia, significa che stiamo rovinati. La polizia e' l'organo che deve vigilare sulla sicurezza e proprio loro vengono presi a calci e pugni...
In tutto questo l'unica colpa ce l'ha lo Stato italiano, perche' non ci sono pene severe, i poliziotti non sono tutelati (caso raciti) e non dovrebbero permettere trasferte di tifosi...
Questo rimarra' un altro caso di cui la vittima e' la famiglia del ragazzo morto, tra poco non si parlera' piu e vedremo i nostri politici tutti attorno ad un bel panettone per festeggiare il Natale.
Gianni saro' stata anche poco concreta, ma vedi la verita' la sa' solo chi ha sparato!

Anonimo ha detto...

Mi sto chiedendo perchè è accaduto ... il movente no? Qual'è?

giuy ha detto...

sono propensa a pensare che il poliziotto abbia ucciso volontariamente, viste le braccia tese. Ma non sta a me dirlo. CErto è che non riesco a spiegarmi perchè il tipo abbia sparato...
Io posso solo dire che secondo me, i tifosi hanno approfittato di un fatto di cronaca nera per scatenare guerriglie contro la polizia e rompere tutto.

Gianfranco Guccia ha detto...

Rispondo nell'ordine:

@Margy:
grazie per i saluti e per essere passata da qui!

@Giovanna:
io credo che tu sia stata invece molto concreta, anche e soprattutto nell'ultima frase del tuo commento. Nell'edizione serale del TG 2 è stato comunicato che la distanza di sparo tra l'agente e l'auto della vittima sarebbe stata di ben 66 metri (quella massima da me ipotizzata, ad occhio, è indicata in 50 metri). Posso assicurarti che solo un tiratore scelto può colpire una sagoma umana da così lontano; figurarsi se era possibile mirare intenzionalmente contro il capo di un essere umano riuscendo a scorgerlo entro l'abitacolo di una automobile, oltre il verosimile riverbero dei vetri, e poi colpirlo con tanta precisione! In tali condizioni solo la casualità può produrre simili effetti.
Il fatto che sostenesse l'arma con le braccia protese in avanti può non significare nulla, questa, infatti, e la posizione di tiro standard che gli agenti sono abituati ad assumere durante l'addestramento in poligono.
Ciò che si denota, chiaramente, è l'imprudenza clamorosa, da parte del poliziotto, nel mantenere quella posizione, dopo il primo colpo in aria, con il dito poggiato sul grilletto, su cui basta esercitare una pressione di 2 chili o poco più per provocare lo sparo, quando il colpo è già in canna ed il cane già alzato in posizione di armamento.
La tensione emotiva, con l'impennata d'adrenalina che ne deriva, ed il serrare l'impugnatura dell'arma in modo spasmodico, possono aver causato uno sparo involontario, che ha dato origine ad un proiettile vagante diretto contro una vittima inconsapevole del tragico destino che avrebbe messo fine, in quel maledetto giorno, alla sua giovane vita.
E pure vero che non si può escludere, in toto, che lo sparo in questione sia stato intenzionale, ma allora, mi chiedo, a che pro? Ed in ogni caso, quest'ultima ipotesi è tutta da dimostrare.
In definitiva, la verità può conoscerla solo chi ha sparato.

@eccio:
hai toccato un punto fondamentale; l'eventuale ipotesi d'accusa, basata su una presupposta volontà omicida, deve essere suffragata da un elemento indispensabile che è proprio il movente! Che nel caso specifico sembra proprio essere inesistente.

Gianfranco Guccia ha detto...

@Giuy:
per quanto concerne la prima parte del tuo commento ti rimando alla risposta data a Giovanna.
Condivido in pieno quanto da te asserito sulle cause dei disordini verificatisi posteriormente al tragico episodio.

Luciano Lomangino ha detto...

Ragazzi complimenti per l'idea del blog in tandem. Sarò un vostro assiduo lettore.

Gianfranco Guccia ha detto...

@Luciano:
un sentito ringraziamento per i complimenti e la dichiarazione d'impegno a seguirci con assiduità, per altro da noi ricambiata.
Un caro saluto anche a te da parte nostra.
Gianfranco Guccia

ArabaFenice ha detto...

Passo solo adesso dopo la pubblicazione del post e vi trovo già tanti commentatori che saluto e ringrazio per l'interesse dimostrato.
Non c'è molto da aggiungere a quanto è stato da voi già magnificamente illustrato. Si possono fare solo delle ipotesi sulla dinamica dell'episodio, alcune più probabili di altre, ma sempre ipotesi. Ma è unanime la condanna delle tifoserie violente che comunque sono responsabili morali della morte di Sandri. Cercavano un pretesto per sfogare la loro violenza e l'hanno trovato. NOn si sono mossi certo per spirito di amicizia o di solidarietà visto che tra tifosi se le menano di santa ragione quando una stupida partita li mette uno contro l'altro armati. E' verosimile che Sandri avrebbe potuto essere vittima diretta degli scontri fra tifoserie.
Alcuni, con riferimento alla morte di Raciti, parlano di 1-1. Non sono d'accordo. Questo non è un pareggio, è una sconfitta per tutti.

Anonimo ha detto...

Io mi faccio una domanda: ma perchè nessuno sa dirmi cosa è successo prima della morte di quel ragazzo? Chi era implicato nella rissa, dove è la macchina degli juventini come è possbile che il poliziotto non si sia reco conto che oramai i buoi erano già scappati dal recinto (leggasi rissa finita quando è intervenuto) e se la rissa era ancora pià o meno in atto come è possibile mirare in una zona che è avulsa dalla rissa stessa e dalla parte opposta dell'autostrada con il rischio di uccidere un automobilsta ignaro in transito. E Se erano dei laziali ad aver agito erano gli amici di quel ragazzo? Troppi interrogativi...

Dott. Davide Longo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dott. Davide Longo ha detto...

Prima di tutto complimenti per il blog.

Quanto alla vicenda del poliziotto il discorso è complesso.
Sono state diffuse notizie, non si sa se vere, di un presunto terzo colpo sparato dall'agente.
Non si hanno neanche notizie circa il reperimento di tutti i bossoli.
Stando alle testimonianze, il poliziotto ha mirato per colpire qualcosa.
Come da lui affermato, l'agente voleva colpire l'auto nera, nella quale viaggiavano i tifosi della juve.
Questo perchè l'auto si allontanava dal luogo dello scontro.
Il proiettile nella sua corsa, ha subito una devizione, in quanto si presume abbia colpito la protezione auto-stradale.
Deviazione che ha indirizzato il colpo verso la vittima.
Questa versione dei fatti giustificherebbe l'accusa di omicidio preterintenzionale.
Concludo affermando che ci sono ancora troppi lati oscuri in questa vicenda.
Tutto ciò rende prematura ogni decisione.

Gianfranco Guccia ha detto...

Carissimi Daniele e Davide, innanzitutto un caro saluto ed un ringraziamento per esservi soffermati qui; proverò a dare una risposta (necessariamente chilometrica) ai vostri commenti, ovviamente in via ipotetica, visto che ancor ora esistono poche certezze sull’accaduto, cosa che mi ha indotto a fare ampio uso del condizionale nel collaborare alla stesura di questo post, dando per certo solo quanto esiste di vero ed inoppugnabile, come ad esempio l’assenza di una appezzabile inclinazione della traiettoria, rispetto il piano orizzontale, seguita dal proiettile che uccise il povero Gabriele Sandri, opportunamente evidenziata nella foto di repertorio che avrai già visionato.
Colgo inoltre l’occasione per dare gli unici aggiornamenti degni di nota che possono essere considerati verosimili in merito all’episodio criminale in questione, il tutto tratto dai siti web de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, che costituiscono le fonti (oltre ai vari TG seguiti) da cui ho tratto le notizie che riporto in questa sede.
Premetto che non sono propenso a ritenere valida la tesi della deviazione del colpo da parte della protezione autostradale in quanto costituita da un guard rail un po’ più basso (nel suo limite superiore) del punto d’impatto contro il vetro della vettura, fatto che avrebbe quindi dato origine ad una traiettoria non parallela al terreno ma apprezzabilmente inclinata dal basso verso l’alto; resta tuttavia un’ipotesi che potrebbe essere verificata da un esame analitico microqualitativo del proiettile, che dovrebbe necessariamente aver catturato qualche elemento chimico proprio attinente al guard rail sfiorato; è comunque doveroso che anche l’esito di tale accertamento non potrebbe fornire certezze, visto che zinco e ferro sono normalmente presenti nella composizione chimica delle blindature dei comuni proiettili quando spararti da una canna rigata costituita da acciaio.
In merito alle ulteriori dichiarazioni dell’agente indagato sono convinto che trattasi di un’arrampicata sugli specchi per cercare di alleggerire la sua posizione.
Il proiettile recuperato nel corso dell’esame necroscopico sul corpo della vittima risulterebbe essere compatibile con l’unico bossolo finora repertato sulla scena del crimine, ergo l’arma che l’ha sparato è verosimilmente la pistola Beretta serie 92 calibro 9 mm. Parabellum; le sue verosimili alterazioni morfologiche, di cui si parla, possono essere state causate, con ogni probabilità, dalla durezza del materiale attraversato (il vetro) prima di attingere la vittima.
Sull’area di servizio interessata dai tafferugli sono stati ritrovati coltelli, sassi, biglie ed alcuni ombrelli.
E pur vero che non esistono elementi che stabiliscano una sicura correlazione tra gli oggetti (non comunemente presenti sulle aree di servizio, in particolare coltelli e biglie) e la lite tra i due opposti gruppi, tuttavia detti reperti inducono, lecitamente, a credere che lo scontro riferito si sia effettivamente materializzato. Esaurite le novità in merito alla faccenda proverò a risponderti, quindi, per punti, cercando di essere quanto più chiaro possibile, a discapito della sinteticità.
Punto 1°.
Da quanto risulta da testimonianze rese da dipendenti dall’area di servizio, dove avvenne la rissa, i gruppi fronteggiatisi erano due uno composto dai tifosi laziali, giunti a bordo della Renault Megane, e l’altro dagli juventini, arrivati a bordo di una Mercedes Classe A di colore scuro.
Punto 2°.
Ad iniziare la lite sarebbero stati, presumibilmente, i tifosi laziali; un testimone riferisce di avere anche udito colpi cupi e sordi simili a quelli prodotti dalle lamiere di un’auto colpite da pugni o calci, altro sostiene, a suffragio della riferita dichiarazione, di aver visto gli occupanti della Mercedes scura montarvi su freneticamente ed allontanarsi a velocità sostenuta; nella circostanza poté notare, su detta vettura, evidenti ammaccature a carico della fiancata sinistra e del tettuccio. Considerato che i protagonisti dell’episodio in discussione giunsero all’area di servizio su due distinte auto è lecito presupporre che il numero dei partecipanti alla lite non fosse superiore a 10 persone.
Punto 3°.
In merito alla cronologia degli avvenimenti è necessario fare alcune considerazioni; i poliziotti coprotagonisti del fatto dichiarano apertamente che a sparare fu il poliziotto indagato e confermano il tentativo, preliminare, di fermare la contesa utilizzando sirene e lampeggianti, evidenziando anche come tale azione non abbia sortito alcun effetto. A questo punto, sarebbe stato esploso il primo colpo verso l’alto, di cui è stato repertato il bossolo in una zona, a quanto pare, non compatibile con la posizione in cui fu ritrovata la vettura con a bordo la vittima (e calcolando dove poteva trovarsi il suddetto agente della stradale, si cerca ancora il secondo bossolo in prossimità del cumulo di terriccio adiacente al guard rail che delimita l’area di servizio opposta a quella teatro dell’accaduto dalla sede autostradale, da cui sarebbe stato sparato il 2° colpo, quello mortale “ad altezza d’uomo”); immediatamente dopo la Merceds con a bordo i tifosi juventini si sarebbe data alla fuga, mentre i tifosi della Megane montavano anche loro in auto per poi avviarsi lungo la medesima via di fuga della citata Mercedes.
Ora, presumendo che il tratto percorso da tale vettura per uscire dall’area di servizio è ragionevolmente stimabile in 50/60 metri, e che entro tale distanza la velocità massima dei mezzi descritti avrebbe potuto raggiungere, viste le loro caratteristiche ed il pieno carico, una velocità massima prossima a 40 o 50 Kmh., lo spazio sopra menzionato sarebbe stato coperto in un tempo ricompreso fra 3 e 4 secondi; non è dato, al momento, conoscere la lunghezza dell’intervallo tra il primo ed il secondo colpo. Non mi risulta, ancora, che sia stato stabilito con assoluta precisione il punto in cui il proiettile mortale raggiunse la Megane, con a bordo il tifoso ucciso, mentre era in movimento, non mi sembra congruente, infatti, asserire che detta auto si fermò appena colpita, cristallizzando l’attimo fatale in cui venne attinta dal proiettile, bensì è lecito supporre che abbia ancora percorso almeno 6/10 metri prima di bloccarsi (stante la relativa bassa velocità).
Punto 4°.
E’ comunque di tutta evidenza che il secondo colpo è stato sparato dall’agente indagato dopo l’atto materiale della contesa, è per questo motivo che ritengo di poter presumere trattarsi di uno sparo accidentale, perchè se la Megane stava muovendosi quando la Mercedes degli juventini era già fuori dal campo visivo dell’agente, la contesa si era in pratica esaurita, e non v’era alcuna ragione che giustificasse un secondo sparo che, ripeto, è plausibile definire involontario per le ragioni già enunciate nella risposta data al quesito di Giovanna ( si cfr.).
Anche nel caso, come accennato dal Questore di Roma, il poliziotto avesse voluto mirare alle gomme della Mercedes degli juventini o la Megane dei laziali (forse pensando ad un possibile inseguimento in autostrada che avrebbe potuto cagionare disastrosi effetti, non peggiori di quelli che lui stesso avrebbe potuto provocare sparando “a braccia protese in avanti”), dovrebbe sempre concludersi che di omicidio accidentale si tratta, mancando, per la configurazione del reato di omicidio volontario, sia d’impeto che premeditato, l’elemento specifico del dolo che si identifica con il movente.
Non ritengo, onestamente, che sia plausibile ne provabile una possibile “incavolatura” dell’agente indagato, a tal punto da spingerlo a concepire “eliminazione fisica” di uno dei contendenti che cercava di fermare.
Mi scuso per averla fatta anche troppo lunga ma la delicatezza e la complessità dell’argomento trattato ha reso ciò assolutamente necessario, e vi chiedo perdono per i numerosi “refusi di digitazione” di cui sicuramente sarà afflitto questo “macrocommento”, dovuti alla mancanza di una approfondita rilettura nella fretta di rispondervi.
Sperando di esservi stato utile, quanto meno a chiarire i fondamenti della mia opinione, e di non avervi annoiato con le mie lungaggini, vi saluto ancora caramente.
Un abbraccio ad entrambi….Gianfranco.

Anonimo ha detto...

Grazie Gianfranco una ricostruzione piuttosto esaustiva che getta più di uno spiraglio sull'accaduto. Quindi se le macchine erano tre quella di Gabriele Sandri era una macchina innocente, ossia gli amici di Sandri non hanno partecipato ad alcuna rissa nè vi ha ovviamente parteciapato lui.

Resta davvero incredibile come un agente abbia potuto compiere un errore così grossolano paragonabile, forse, a quello di un pilota di formula uno che uscisse durante il GP dai box e poi per disattenzione imboccasse la pista contromano!

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

PARZIALE ERRATA CORRIGE: le auto erano 2 quindi alla rissa quantomeno gli amici di Sandri devono aver partecipato.

E' questo il punto che non riesco a chiarire chi ha partecipato alla rissa. Perchè se alla rissa hanno partecipato gli juventini della mercedes classe A e di laziali di una terza auto allora proprio non si spiega l'errore del poliziotto in caso contrario fermo restando l'errore pazzesco compiuto sempre dal poliziotto, i fatti cambiano: gli amici di Sandri dovrebbero essere incriminati per Rissa e sarebbe anche da valutare la posizione del ragazzo defunto.

Ho ragione Gianni?

Gianfranco Guccia ha detto...

@All'Amico Daniele:
Assolutamente si! Caro Daniele,leggo solo ora il tuo ultimo commento e non dal mio PC (sono in trasferta e pausa pranzo, rientrerò a casa verso le 21:00).
Hai perfettamente ragione nel valutare l'errore commesso dall'agente che ha sparato con la metafora da te usata; in pratica si tratta di un errore madornale, che potrebbe assumere anche dimensioni ancora maggiori, qualora dovesse essere accertato che l'agente medesimo sparò contro la Megane nel tentativo di fermarla bucandole una gomma (ipotesi che circola da un paio di giorni)altro non poterbbe dirsi di diverso.
Tornando all'ipotesi da me formulata sul suo errato "modus operandi", mi riferisco alla posizione da egli assunta (arma diretta ad altezza d'uomo mantenendo, nel contempo, il dito poggiato sul grilletto)ed alla verosimile contrazione spasmodica dovuta a stress (esiste ampia e pregressa casistica sulla questione), non esiste perciò nessuna possibilità di errore nell'aver individuato la COLPA (o meglio: vera e propria incoscienza) dell'agente indagato.
In merito a quale fosse il gruppo dei tifosi che ha originato la rissa sembra siano stai i laziali.
Secondo le ultime notizie riportate da alcuni media (vedasi, ad es., www.La Stampa.it)il Procuratore Ennio Di Cicco avrebbe affermato che la contesa è stata innescata dai tifosi laziali compagni del defunto Gabriele, a cui sarebbero appartenuti i coltelli e e le altre armi improprie ritrovate nell'area di servizio, mentre il capo d'imputazione pendente su Spaccatorella sarebbe ora di omicidio volontario, secondo me insussistente proprio per la mancanza del dolo specifico, non essendo stata dimostrata, né è dimostrabile in assoluto, l'esistenza del movente.
Mi sa tanto che il "giustizialismo" da te annunciato, con lungimiranza, nel tuo post sull'argomento si stia dimostrando una vera profezia.
A discapito della tesi di Franca ed altri che prevedevano l'apertura di un'ombrello protettivo sul capo dell'agente della Polstrada.
Un affettuoso abbraccio....Gianfranco.

Gianfranco Guccia ha detto...

@Daniele:
parziale aggiornamento, secondo un comunicato Ansa sembra che le auto fossero ora ben tre, ma comunque restano sempre due i gruppi di tifosi contendenti; i tifosi laziali sarebbero indagati per porto di oggetti atti ad offendere.
Ferme restando le considerazioni prima citate, pur nella consapevolezza delle imprecisioni riportate dai media, comincio a credere che le indagini proseguano confusamente nell'accertare la genesi dell'accaduto, mentre sembrano chiaramente dirette nel tendere ad un inasprimento della posizione dell'agente della stradale.
Gianni

ArabaFenice ha detto...

Anche io non credo nell'omicidio volontario ma piuttosto in un errore anche se gravissimo.

Anonimo ha detto...

io credo che non sia stato volontario ma credo che il poliziotto sia stato solamente un incosciente .
complimenti gianfranco guccia per l'articolo pubblicato un saluto affettuoso ci vediamo piu' tardi gianni maddaloni

Anonimo ha detto...

dimenticavo......complimenti anche a te' arabafenice

Anonimo ha detto...

dimenticavo un'altra cosa gianfranco non te l' aspettavi che scrvessi qualche commento

Gianfranco Guccia ha detto...

@Gianni Maddaloni.
Gianni! Grazie per aver visitato il nostro blog e per i graditissimi apprezzamenti. Devo ammettere che mi hai preso letteralmente "alle spalle", non mi aspettavo di certo di poterti leggere su queste pagine.
Benvenuto nella nostra comunità, si virtuale, ma allo stesso tempo vera e genuina.
Ti ringrazio anche a nome di Arabafenice.
OK per più tardi!
Inutile dire allora....a presto.

Anonimo ha detto...

@cari amici io mi chiedo piu' volte cosa avesse intenzione di fare il poliziotto quel giorno maledetto sia per lui che per il povero gabriele, supponiamo che gli amici di gabriele abbiano o volessero partecipare alla rissa ,supponiamo che anche gabriele lo volesse fare , supponiamo che le auto coinvolte siano 2,3,4,ma il poliziotto?
dall'altra parte dell'autostrada inpugna la pistola e spara da una distanza di quasi 65m per far cosa! far cessare la rissa , voleva mirare alle gomme sempre da quella distanza a quante gomme a quali gomme poi non so' mi dispiace perche' per un'imprudenza e finita in malo modo posso capire se fosse stato tra gli ultra' ma da quella distanza mi fa rabbianon capire perche' abbia agito in quel modo

ArabaFenice ha detto...

@ Gianni Maddaloni.
Mi associo a Gianfranco nel darti il benvenuto e ringraziarti per la visita e i commenti: la tua presenza è un piacere e un onore.
la gravità dell'agire del poliziotto non ha scusanti neppure se Gabriele avesse tutta l'intenzione di fare risse, cosa che non si può escludere alla luce dell'equipaggiamento da guerra dei suoi amici e dei suoi precedenti penali.
Ma non si può tacere neanche quanto rilevato da Gianfranco in altre sedi. I continui tagli alle forze dell'ordine hanno reso impossibile una adeguata formazione e preparazione con le conseguenze che possiamo tutti immaginare. Alla tv ho sentito tante lettere di madri di poliziotti che lamentano le condizioni in cui i figli operano. Una di loro diceva che il figlio va in giro con la divisa estiva perché quella invernale era stata rattoppata tante volte da essere inservibile. e qui si discute se 270.000 euro siano o no un tetto accettabile per i funzionari della p.a....

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ho letto la ricostruzione su Repubblica ed intanto sono soddisfatto di non aver partecipato al coro di quelli che vedevano questo ragazzo come un angioletto innocente. Aveva precedenti ed anche lui probailmente ha parteciato all'agguato ai tifosi juventini della Classe A

Questo ovviamente non sposta di un millimetro tutto quello che si è già detto sul poliziotto, ma intanto certi miei dubbi trovano ora risposta.

Ciao a tutti!!!
Daniele

ArabaFenice ha detto...

Ciao Daniele, io avevo già letto dei precedenti penali di Gabriele. Questi, uniti alla compagnia e al fatto che nella macchina in cui viaggiava ci fossero coltelli e passsamontagna, legittima il sospetto che la vittima non fosse molto diversa da quei tifosi violenti che tanto si condannano. Questo, ovviamente, nulla toglie alla gravità di un gesto, quello del poliziotto, non solo perché avrebbe potuto colpire qualunque passante, ma essenzialmente perché una vita è una vita e ha un valore inestimabile.

Gianfranco Guccia ha detto...

@Daniele e Arabafenice.
Sottoscrivo in pieno i anche i vostri ultimi due commenti.
Un comunicato su Gabriele Sandri sostiene che teneva in tasca delle pietre.
L'avvocato della vittima ha subito dichiarato alla stampa che questa affermazione non era vera, dicendo che nelle tasche dello sfortunato ragazzo è stata rilevata la presenza di minuscoli "grani di terra"; leggasi: nelle tasche in questione sono state introdotte delle pietre!
Che ne siano uscite è altrettanto certo! Per essere scagliate contro qualcuno è da dimostrare.
Un caro saluto ad entrambi...Gianfranco.

Gianfranco Guccia ha detto...

Continuo dal precedente commento.
Ovviamente come sottolineato da Daniele quanto appurato nulla toglie e nulla aggiunge alla folle azione del poliziotto della stradale;
che rimane confinata, a mio parere, nell'ambito di un uso negligente ed illegittimo delle armi di gravità estrema, ma in nessun caso assimilabile ad un omicidio volontario, a meno che qualcuno non riesca a dimostrare l'esistenza di un ragionevole movente.
Gianfranco.

Anonimo ha detto...

ciao a tutti
1) il tifoso e' quello che dopo una settimana di lavoro prende la sciarpa della squadra del cuore e va a vedere la partita facendo un tifo genuino e rispettando il tifoso avversario .
2) il delinquente e' quello che si definisce tifoso ma non lo e' perche' va allo stadio non per la partita ma per scontrarsi col tifoso dell'altra squadra e guarda caso l'altro tifoso e' come lui
quindi stadi distrutti ,auto , moto , feriti , morti ed alla fine perche' booh

digito ergo sum ha detto...

Imperizia nell'uso delle armi E omicidio volontario. Non è possibile che un poliziotto demente, alle dipendenze di uno stato demente che manda i propri poliziotti sulle strade, anche se sono altamente impreparati a farlo, siano causa della morte di una persona. Non un francobollo, non un mattone, non un ramo secco. No. Una persona.

domenico ha detto...

interessante questo dibattito, è sempre bello trovare angoli della blogosfera in cui si parla di queste cose, perchè se si ascoltano i media....

ArabaFenice ha detto...

@ digito ergo sum

Capisco la tua amarezza, che già emergeva forte nel post che ho letto sul tuo blog. E' una amarezza più che giustificata: come ho già detto una vita è una vita e quando viene spezzata sentiamo un forte senso di ingiustizia.
Questo vale anche per Raciti ucciso - mi permetto di parafrasarti - da un "tifoso" demente.
Nel corso di questo dibattito è emersa la necessità di dare una migliore preparazione a chi è preposto alla nostra sicurezza affinché si abbassi sensibilmente il rischio che un episodio come questo possa accadere. Ma migliore preparazione significa più destinare più fondi alle forze dell'ordine e vedo che questo non è tra le priorità che attualmente si discutono in politica. Anzi, gli slogan "poliziotti assassini" come quelli che ieri circolavano per Genova mi sembrano molto lontani dal mio auspicio che si torni ad investire sulle forze dell'ordine per avere più uomini e più preparati.
Questo stato di cose non può permanere altrimenti ogni domenica potremmo aspettarci nuove vittime.
A coloro che attribuiscono ai poliziotti una volontà assassina farei una proposta provocatoria ma neppure tanto provocatoria.
Perché non lasciare che gli ultras si sbranino fra loro come dei leoni in una arena?
Cosa succederebbe se un Ministro dell'Interno decidesse di tenere i "suoi" uomini fuori dagli stadi magari per essere impiegati al servizio dei cittadini che la domenica passeggiano per le città?
Se si mettesse i club in condizioni di giocare a loro rischio e pericolo?

@ giovanni maddaloni
Hai ragione. queste distinzioni sono sacrosante.

@honeyboy
Grazie per il tuo interesse e per il commento. Speriamo di rivederti ancora da queste parti:-)

Gianfranco Guccia ha detto...

@Tutti i gentili commentatori.
Comprendo il livore che un fatto del genere può ingenerare nella gente comune dotata di buon senso e sentimenti, che non riescono a farsi una ragione del perché di simili accadimenti, e sono pienamente convinto che il poliziotto in questione debba pagare il giusto conto di questo suo madornale errore.
Tuttavia è necessario capire che esiste una legge a cui ci si deve attenere al fine di pervenire ad un verdetto giusto ed equo.
Si deve anche accettare il principio giuridico che ogni accusa deve essere provata oltre ogni ragionevole dubbio, che vuol dire anche giudicare secondo gli elementi obiettivi di giudizio scaturiti dalle attività investigative di sopralluogo e da tutti gli accertamenti tecnici che confluiranno nel fascicolo dibattimentale nel prosieguo del procedimento penale in essere, ivi comprese le testimonianze che dovranno passare il vaglio di congruità all’esame dei testi escussi.
Vista il notevole clamore che ha suscitato la vicenda e gli innumerevoli “giudizi” già preconfezionati sulla stampa ufficiale, e non, desidero chiarire, innanzitutto, che sempre di opinioni si tratta, come del resto quella da me enunciata in questo post; in secondo luogo occorre conoscere e capire quali sono i principi alla base del reato di omicidio nelle sue diverse fattispecie.
Omicidio colposo: dicesi tale un omicidio in cui alcuno rimane vittima a causa di un comportamento imprudente o negligente posto in essere da parte di terzi; tale fattispecie di reato si configura quando viene accertata la COLPA da parte del reo.
Omicidio preterintenzionale: si configura nel momento in cui l’omicidio è causato da un comportamento del reo che, pur nella consapevolezza di arrecare ad alcuno lesioni anche gravi, non intendeva perseguire l’eliminazione fisica della vittima, pur essendo questa deceduta per le lesioni, anche gravi, subite.
Omicidio volontario: si configura quanto è accertato il DOLO specifico del reo, colpevole, nella fattispecie, di aver posto in essere un comportamento teso inequivocabilmente a cagionare la morte della vittima; ai fini dell’individuazione di tale fattispecie di reato è essenziale l’esistenza del MOVENTE.
L’omicidio volontario può configurarsi, a sua volta, in due gradi di diversa entità: l’omicidio d’impeto, quando il decesso della vittima scaturisce da un rapido evolversi degli eventi che hanno indotto il reo a sopprimere la vita di colui che ne subisce l’azione violenta, e l’omicidio premeditato, in cui viene accertata l’esistenza di una fase preparatoria, da parte di chi compie il reato, antecedente al momento in cui lo stesso omicidio viene perpetrato e chiaramente protesa verso la creazione di una situazione favorevole all’intento da egli stesso perseguito; tra le varie fattispecie del reato d’omicidio, qui enunciate, questa è chiaramente la più grave.
E’ opportuno sottolineare, inoltre, che come non esiste il delitto perfetto non esiste, allo stesso modo, l’indagine perfetta, e che la scienze forensi, e le metodologie investigative, hanno i loro limiti.
Da ciò ne discende che le ipotesi di reato contemplate nell’ambito di un castello accusatorio, qualora non suffragate dalle evidenze materiali scaturite dagli accertamenti tecnici svolti, non potranno mai assurgere al valore di prova, e di conseguenza occorre accettare una verità processuale che, a volte, non riflette la realtà di come sono andate le cose, ma in nessun caso può essere disatteso il principio giuridico posto a fondamento del processo penale che recita “in dubbio pro reo”, se non sarà dimostrata la precisa “volontà di uccidere” dell’agente Spaccarotella, l’unico reato che potrà essergli riconosciuto è l’omicidio colposo, in considerazione che, “reperita juvant”, nessun MOVENTE è stato finora individuato alla base del suo madornale e pazzesco comportamento, ergo, non esiste il DOLO specifico per la configurazione del reato di omicidio volontario.
Sperando di essere stato utile, anche se forse un po’ noioso, vi ringrazio per l’attenzione.
Un carissimo saluto per Voi Tutti…..Gianfranco.

Gianfranco Guccia ha detto...

ERRATA CORRIGE: ..."reperita juvant"...leggasi:..."repetita juvant"... (evviva la correzione automatica!).
Gianfranco.

Giovanna Alborino ha detto...

un caro saluto per anna e gianfranco
gio

Anonimo ha detto...

@salve a tutti
"l'agente spaccarotella" (il cognome e' azzeccato)ma forse Hanno sbagliato e' ROTELLASPACCATA o ROTELLAFUORIPOSTO il fatto sta' che quel giorno la rotella o le rotelle le aveva fuori posto
scusate l'ironia ma quando ci penso........

Francesco Candeliere ha detto...

Bello e completo questo post...e pensare che fu il tema della mia tesi di laurea nel 2002....Niente è cambiato da allora:morti,feriti,vandalismi e addirittura tifosi che attaccano le istituzioni ricattando uno stato che come sempre si dimostra debole e non all'altezza.Uno scempio che Grillo in un suo recente post ha definito "prove generali di colpo di stato".Viviamo di emergenze cara arabafenice.Emerg criminalità,emerg lavoro,emrg stadi ecc.
Ma in tutte queste emergenze lo stato e la politica dove sono???
Complimenti per il blog,che ne dici di uno scambio di link???

ArabaFenice ha detto...

Ciao Francesco, benvenuto e grazie per il commento e l'apprezzamento. Hai ragione, certi episodi sono prevedibilissimi perché legati a problemi che esistono da tanto tempo e da tanto tempo costituiscono un'emergenza mai affrontata. La stessa morte di Raciti avrebbe potuto essere l'inizio di una svolta che avrebbe potuto evitare questa nuova tragedia. Quanto al link lo aggiungerò dal mio pc quando sarò a casa ma non lo intendo uno scambio ma una scorciatoia per visitare i siti che più mi piacciono:-)

P.S. voglio farti presente che questo non è il mio blog ma un blog tandem. Il contributo di Gianfranco Guccia è essenziale ed è stato lui a volere questo blog.
In questo post, poi, viene fuori tuta la sua preparazione in materia balistica

desaparecida ha detto...

X GUCCIA= un abbraccio